La Madonna della Pietà tra evidenze e misteri

 

Situata sulle pendici del Monte San Biagio, è una delle 44 chiese della Città di Maratea. La sua posizione defilata rispetto al Centro storico la rende forse un po’ meno conosciuta e di certo un po’ meno visitata. Merita invece una particolare attenzione, non solo per il valore devozionale comprovato dalla presenza di una scultura in marmo della Madonna, ma anche per l’aspetto paesaggistico. Si giunge ad essa lungo una stradina sterrata che costeggia il monte, con un percorso che ci impegna per circa una mezz’ora e durante il quale si può godere di un incantevole panorama. Il blu del mare ed il verde della macchia mediterranea ci preparano poi ad accogliere meglio il bianco della chiesetta dal gusto barocco la quale racchiude anche un rifugio per monaci itineranti.

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Entrando poi nella chiesetta si apprende come un discorso ai soli fini della valorizzazione non risulta essere   esaustivo ma debba rivolgersi necessariamente alla tutela. Ciò nello specifico in riferimento alla pavimentazione della quale non troviamo alcun cenno, neanche nelle principali descrizioni circolanti intorno a tale chiesa. Una pavimentazione interamente in cotto che in tre ben precisi punti, in asse con l’altare, mostra delle mattonelle graffite e che, trattandosi probabilmente di materiale di reimpiego, si presentano avulse dal contesto. Tre porzioni di pavimentazione, usurate in parte dal calpestio dei fedeli, per un totale di 47 mattonelle recanti simboli e stemmi, alcuni dei quali si ripetono. Agli occhi ci appare da subito come un rompicapo da risolvere. 

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L’attenzione ricade in particolare sulla figura di Balaam, indovino e stregone menzionato nel Pentateuco, ricordato per l’episodio della sua asinella che ha in potere di vedere gli angeli, la quale diventa coprotagonista nella tradizionale iconografia. Una figura di certo poco rappresentata nelle nostre chiese che potrebbe dare una particolare chiave di lettura ed aprirci delle strade all’interpretazione. Un primo rimando, volendoci avventurare in correlazioni, è all’Ebraismo; a ricordarcelo il Balaam di Rembrandt che a tale cultura è appartenuto. Da qui all’alchimia il passo è breve se continuiamo poi nella lettura degli altri simboli tra i quali la Stella di David o Sigillo di Salamone, molto diffusa nella cabala esoterica. Ed ancora altre figure quali il teschio, la rosa ad otto petali, cerchi concentrici e orologi che segnano differenti orari, alcuni animali fino ad arrivare ad una singolare ambientazione interna.  Permangono dubbi circa il significato di tali simboli così come anche la difficoltà di interpretazione ma certa è l’urgenza di preservare tali segni affinché ci possa essere l’opportunità di fare ricerca.  Colui che mostrerà curiosità e sensibilità, pur attraversando inizialmente le strade delle ipotesi e dell’errore, possa avere la possibilità, o meglio il diritto, di arricchire la Storia: quella propria, di Maratea e di rimando quella dell’intero territorio. L’appello è rivolto a chi ha in “potere” di difendere il nostro patrimonio artistico e a chi voglia unirsi in tale percorso di sensibilizzazione affinché il passato, quello che ci ha reso ciò che oggi noi siamo, non venga cancellato ancora una volta dall’incuria degli uomini.