In vino veritas…in arte item!

Attraverso la Storia dell’Arte possiamo ricostruire l’importanza e la sacralità nei secoli di una delle bevande più antiche: il vino.

Sacralità che, pur nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo, permane divenendo da attributo del dio Bacco a simbolo della figura di Cristo. 

Le più antiche tracce inerenti questa apprezzata bevanda sono state ritrovate sul fondo di alcuni vasi nell’attuale Georgia e risalenti a ottomila anni fa.

Ancora oggi nell’ospitalità georgiana si nomina il simposiarca (colui che aveva il compito di mescolare l’acqua con il vino durante il simposio) e ciò sta a testimoniare quanto sia rimasta radicata, a dispetto del passare del tempo, la tradizione legata al vino, alla sua produzione e al suo consumo in questi territori.

Stando alle tracce giunte sino a noi però riusciamo a dare una valenza culturale e sacrale al vino solo a partire dalla civiltà ellenica con la figura di Dioniso, il dio che donò tale bevanda all’uomo. 

L’arte vascolare in particolare, nelle sue decorazioni e nelle sue forme, ci parla del suo consumo e del suo significato. Attraverso le superfici istoriate i vasi ci informano dello svolgimento del simposio, seconda parte del banchetto greco, ossia di quell’atto collettivo che ne prevede la degustazione accompagnandosi con canti, musica e danze.

Apparecchiamo dunque insieme ai greci per un simposio…

 Disposti da tre a novi posti, si pone al centro della sala il cratere, ampio vaso per unire tre parti di acqua e una di vino, poiché bere il Merum, il vino puro, era considerato rozzo e licenzioso.

Con il mestolo o meglio con il kyathos o arytena si mescolavano i due liquidi.

Nel cratere veniva immerso lo psykter per la refrigerazione del vino.

L'oinochoe, veniva poi utilizzata per mescere il vino nella coppa, il kylix, e ciò fino a quando il kantharos, l'elegante calice a volute dei rituali dionisiaci, lo sostituì. 


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Preso posto, i partecipanti procedendo da sinistra verso destra iniziano a brindare: kaìre, kaìre kaì pìe eù! 

Salute, salute e bevi bene era uno dei brindisi speciali che si potevano ascoltare durante il simposio.

 

Come per molti simboli pagani anche il vino, attraverso un processo metamorfico, passa alla cristianità.

Nel Vecchio Testamento diventa espressione della divina provvidenza e si snodano intorno al vino diverse vicende come l’ebbrezza di Noè o Lot e le figlie, tutti temi frequenti nell’arte pittorica dal Quattrocento in poi. 

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Michelangelo- Ebbrezza di Noè-Cappella Sistina

 

Così come anche nell’episodio di Giuditta e Oloferne il vino diventa strumento della Provvidenza poichè attraverso di esso l’eroina salva il suo popolo.

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 Sandro Botticelli-Ritorno di Giuditta a Betulia-Galleria degli Uffizi

 

Nel Nuovo Testamento il vino invece si lega al simbolismo mistico, come nelle Nozze di Cana o nell’Ultima Cena, episodi nei quali prende la forma di simbolo della Passione e del sacramento eucaristico. Al vino della Passione si riferisce anche l’uva presente in diverse iconografie come per esempio La Madonna dell’Eucarestia.

E proprio nell’Eucarestia ecco un tratto comune al simposio in quel gesto del mescere l’acqua con il vino che ci riporta alle origini del rito, che ci ricorda ancora una volta quanto il Cristianesimo abbia mutuato dal paganesimo. 



File:Sandro Botticelli - Madone de l'Eucharistie.jpgImmagine correlata

                                   Sandro Botticelli-La Madonna dell’Eucarestia-Isabella Stewart Gardner Museum di Boston